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Al principio del Palio delle Contrade, come si racconta, sta un’antica contesa, chiamata Gioco o Palio della Lancia, che si svolgeva già molti secoli fa nella città di Fucecchio. Secondo alcuni, scopo del gioco era infilare la lancia, appunto, negli anelli di ferro murati nelle facciate dei palazzi antichi, di norma utilizzati per legarvi i cavalli; secondo altri, la Giostra prevedeva di infilare tre volte la lancia in un anello attaccato all’estremità di una cordicella appesa a un bigoncino pieno d’acqua.

Col passare del tempo vennero organizzate vere e proprie corse di cavalli per le strade, all’interno di feste sia religiose che civili, antica consuetudine di quasi tutti i paesi della Toscana. “Vincevano i singoli”, racconta Riccardo Cardellicchio, “ma di quando in quando uscivano le insegne di contrade. Iniziative sporadiche nel Settecento e nell’Ottocento.”

Ancora nel 1855, poco prima del diffondersi del colera in città, si svolse l’annuale Palio della Lancia, che però non fu organizzato per i successivi otto anni, a causa delle contingenze storiche e politiche dell’Unità italiana. L’ultima contesa di questo genere, secondo i documenti che si trovano tutt’oggi nell’archivio storico locale, fu disputata il 14 giugno del 1863; ad essa seguì il definitivo seppellimento della Giostra.

Nel 1980 fu il Gruppo donatori di sangue Fratres, col presidente Tommaso Cardini, a ridare vita alla contesa, organizzando una corsa tra pony per promuovere la donazione di sangue. La decisione di organizzare un vero e proprio Palio delle Contrade, con i cavalli montati da fantini, fu presa l’anno seguente. Dopo un’iniziale presenza di sedici contrade il numero scese definitivamente alle attuali dodici, e nel 1995 il Palio, ormai cresciuto molto rispetto alla prima edizione moderna, passò nelle mani dell’Amministrazione comunale.

Scrive il giornalista e scrittore Riccardo Cardellicchio a proposito della rinascita del Palio:

Fu un inizio – nel 1981 – strapaesano. Un tentativo che avrebbe potuto andare anche a vuoto. Ma la riposta fu entusiasta ed entusiasmante. Fucecchio e il suo territorio furono coperti di bandiere e colori. Si parlò di contrade. Ci si scoprì di Borgonovo, di Ferruzza, di Sant'Andrea, di Porta Bernarda, di Porta Raimonda, di Samo, e le frazioni esaltarono ancora di più la loro "diversità", rispolverando la loro storia di castelli lungo il Cammino di Dio, la via Romea (e Francigena, più tardi) e di porti palustri. Le contrade aprirono piccole sedi, dove la gente si riuniva a parlare del corteggio storico, del cavallo e del fantino da assoldare, o anche semplicemente per stare insieme, per fare due battute con due risate. Per parlare del più e del meno. Quasi nuove veglie, non più "nel canto del fòco", ma in stanze anguste, rimesse un po' alla meglio, o parti di vecchie fabbriche.
Non tutti capirono subito l'importanza del Palio. Ma, con il passare del tempo, gli angoli vennero smussati. Si capì che Fucecchio amava, e ama, il Palio, perché lo faceva, e lo fa, sentire vivo, perché dava, e dà, occasione alla gente di stare insieme, senza divisione. D'essere protagonista.

Riccardo Cardellicchio, Breviario per una kermesse (1996)
Mario Catastini, Storia di Fucecchio, fatti, personaggi ed eventi


Ultima modifica: venerdì, 03 maggio 2024

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