Collegiata di San Giovanni Battista
La Collegiata di Fucecchio, intitolata a San Giovanni Battista, sorge nell'odierna Piazza Vittorio Veneto, sul luogo dove era stata edificata l’antica pieve, istituita per volontà dei conti Cadolingi. Già insignita del titolo di Collegiata, l’antico edificio fu demolito alla fine del Settecento per far posto ad una nuova e più ampia costruzione. L’ingresso principale è raggiungibile sia dal Poggio Salamartano che da Piazza Vittorio Veneto mediante un’ampia scalinata in pietra.
All’interno, la Collegiata presenta un grandioso impianto neoclassico a croce latina con cappelle laterali. Al medesimo periodo sono riferibili le notevoli decorazioni plastiche e la maggior parte degli arredi, come – nella prima cappella a destra - la tela con “Madonna col Bambino e due Sante” di Gaspero Martellini, il “Martirio di Santa Lucia” e “La Madonna del Rosario” di Pompeo Caccini, nella prima cappella a sinistra - la “Madonna in Trono col Bambino con i Santi Giovanni Battista, Marco, Pietro e Andrea”.
Molto venerata è la “Madonna di Piazza”, altorilievo in marmo raffigurante la Vergine con Bambino. Collocata originariamente sull’angolo dell’ex Palazzo di Cancelleria (Piazza Vittorio Veneto), l’immagine fu, secondo la tradizione, protettrice durante la peste del 1630, ricevendone una macchia scura sul volto.
Notevoli i cicli di affreschi di Antonio Domenico Gamberoni (1720) e di Antonio Gajoni (1950-1960). Altre tavole di rilevante interesse artistico sono oggi custodite nel vicino Museo Civico. Sotto l’altare maggiore si trova, in legno intagliato e dorato, l’urna reliquiario di San Candido, opera degli inizi del XIX secolo, contenente i resti del patrono del paese.
Chiesa di San Salvatore
Fondata dal conte Cadolo presso il ponte sull’Arno, la Chiesa di San Salvatore è ricordata per la prima volta in un documento del 986.
Affiancata attorno all’anno Mille da un monastero benedettino, entrambi gli edifici furono ricostruiti su un’altura vicina al castello di Salamarzana (l'odierno Poggio Salamartano) a seguito della rovinosa esondazione del fiume del 1106. Ad un primo periodo di notevole ricchezza seguì, alla fine del Duecento, dopo l’estinzione della stirpe dei Cadolingi, la decadenza: affidato ai Francescani passò poi alle Clarisse che tuttora vi risiedono.
All’esterno sono ancora visibili elementi risalenti al periodo altomedievale, come le piccole arcate laterali o i resti di bifore ed archi in cotto decorato sulla facciata. All’età medievale è inoltre riferibile la robusta torre campanaria che si eleva sul lato posteriore. Lavori di ristrutturazione e di ampliamento susseguitisi dal Cinquecento al Settecento hanno dato alla Chiesa la fisionomia attuale.
All’interno della chiesa, ad unica ampia navata secondo il tipico schema francescano, spicca in marmo di Carrara l’altare maggiore, realizzato nel primo decennio del Settecento. Dello stesso periodo è il soprastante dipinto su tela di Cristo in croce con Madonna, Maddalena e San Giovanni. Gli altari laterali, di impianto vasariano, furono eretti tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, ma hanno subito successivi rimaneggiamenti. Sul lato sinistro è conservato un Crocifisso ligneo di pregevole qualità di ignoto maestro del XVI-XVI secolo, oggetto di particolare venerazione. Sempre sul lato sinistro un raro organo del 1626 dei maestri lucchesi Andrea e Cosimo Ravani.
La storia del Crocifisso Doloroso
Il Crocifisso Doloroso, dopo un accurato restauro, è tornato alla sua originaria sistemazione presso il monastero di San Salvatore. La scultura, che risale probabilmente alla prima metà del ‘300, fa parte del gruppo dei Crocifissi “Dolorosi” che volevano ispirare nei fedeli una riflessione sulle sofferenze di Cristo.
La città di Fucecchio ha un saldo legame con questa scultura alla quale, nei secoli, sono stati attribuiti numerosi miracoli: il canonico Giulio Taviani, nel 1774, racconta la resurrezione del figlio di un cavaliere lucchese che, morto nel grembo della madre, tornò a muoversi messo davanti alla croce.
Le restauratrici Nicoletta Marcolongo e Angela Tascioni hanno eliminato la vernice, anneritasi nel tempo, di cui il crocifisso era stato ricoperto nel corso dei secoli ed hanno ricostruito le mani secondo il disegno originario.
Chiesa della Vergine della Ferruzza
Il grazioso oratorio della Vergine è situato sopra la fonte detta, dalla fine del '400, Ferruccia, da cui la localizzazione moderna in via della Ferruzza. La fonte fu edificata dal Comune fuori dalla Porta Nuova di Sant'Andrea per volontà del Podestà Antonio Ferrucci inviato a Fucecchio da Lorenzo Il Magnifico nel semestre marzo-settembre 1473. Sopra la fonte fu edificato un tabernacolo con la figura della Vergine che fu chiamata anch'essa Ferruccia.
Il 3 gennaio del 1503, vigilia della festa di Santa Cristiana, secondo i documenti, la Vergine cominciò a fare miracoli "ditti virgo incepit facere miracula". Da allora attorno all'immagine della Vergine si costruì un oratorio definito Chiesa nel 1533. Nel 1548 il giorno dedicato alla Vergine Ferruccia diventò festivo.
La chiesa fu di patronato del Comune che a lungo ne promosse la conservazione finché, sul finire del Settecento, passò al Capitolo della Collegiata di San Giovanni Battista dai cui sacerdoti è tuttora officiata.
L'esterno è preceduto da un piccolo ma elegante loggiato e da una scalinata che scende presso gli antichi lavatoi.
All'interno il pregevole affresco rappresentante “Madonna col Bambino in trono, San Giovanni Battista e Sant'Antonio Abate”, eseguito nell’estate del 1473, è stato recentemente attribuito, attraverso i documenti dell’Archivio storico del Comune di Fucecchio, a Filippino Lippi che all’epoca era giovanissimo. L'opera, che ripropone gli stilemi delle scuole di Filippo Lippi, padre di Filippino, e di Sandro Botticelli, discepolo del padre e suo maestro, fu restaurata nel 1946. Già nel 1800 l’affresco era attributo alla scuola di Filippo Lippi. Prima del restauro era visibile solo la figura della Madonna con il Bambino poiché i Santi erano inquadrati in un dipinto raffigurante San Giovanni Battista e San Benedetto, conservato nel Museo civico.
Santuario della Madonna delle Vedute
Edificata nella prima metà del 1700 per ampliamento dell’oratorio di San Rocco fuori le mura, la chiesa si trova oggi in via Dante e prende il nome dall’immagine della Madonna che vi fu trasferita nel 1730 dalla località “Le Vedute”, nei boschi delle Cerbaie.
Collocata sull'altare maggiore e più volte ridipinta, l’immagine è incorniciata in un ''trionfo'' di angeli e cherubini, opera di gusto barocco di scultore anonimo, che si ispirò alla decorazione berniniana della cattedra d San Pietro. Secondo la tradizione l’opera sarebbe stata affrescata nel XIII secolo entro un tabernacolo eretto per indicare la strada ai viandanti. All’immagine, oggetto di venerazione popolare, sono stati attribuiti vari miracoli.
La facciata acquisì l'attuale aspetto nel 1911 quando subì un radicale restauro. La navata centrale risale alla metà del ‘700, quando l’antico oratorio fu radicalmente ristrutturato per ospitare l’immagine della Madonna delle Vedute. Le due navate laterali furono invece aggiunte nel XIX secolo.
Chiesa e Convento della Vergine
La chiesa e il convento della Vergine furono edificati agli inizi del Seicento nel luogo detto ''alle Cinque Vie'', all'incrocio di importanti strade di comunicazione (oggi Piazza La Vergine). Qui esisteva da tempo un piccolo oratorio dove si era costituita la “Compagnia della carità”, confraternita devota alla Vergine ed alla sua immagine. Sull’onda di una generale devozione favorita anche dagli stessi Medici, questa riuscì ad ottenere dal Granduca il consenso di erigere un convento per i Padri francescani e di ricostruire, ampliandola, la chiesa. Nel 1631 l'edificio era ormai concluso, anche se i lavori continuarono con la costruzione del campanile (1632), del chiostro (1638-1660) e delle celle per i frati.
Sulla facciata, preceduta da un portico a quattro luci, è visibile in alto, sopra il finestrone e le finestre lobate, lo stemma mediceo.
Sotto il portico tre lunette e quattro nicchie con Via Crucis, queste ultime affrescate da Alberico Carlini, autore inoltre dei dipinti del chiostro.
L’interno si presenta a navata unica con altari laterali in pietra del XVII secolo. Alle pareti del presbiterio due tele della seconda metà dell’Ottocento raffiguranti i miracoli attribuiti a San Teofilo, le cui reliquie si conservano all’interno della chiesa stessa. Nel coro con stalli a doppio ordine del 1691 vi è stato trasferito l’organo realizzato nel 1825 da Benedetto Tronci di Pistoia.
L’ampio chiostro, ornato da ventiquattro lunette con storie di San Francesco eseguite nella prima metà del ‘700 da Padre Alberico Carlini, è stato oggetto di un accurato restauro che lo hanno ricondotto alle originali sembianze. Sulla parete a destra dell’entrata la tomba di Giuseppe Montanelli, triumviro toscano e protagonista del Risorgimento (1813-1862).
Santuario di Santa Maria alla Querce
La storia del Santuario di Santa Maria alla Querce, situato al limite settentrionale del comune di Fucecchio, in via delle Cellina, ha origini remote anche se oggi poco conosciute. Già nel Medioevo esisteva una chiesa, intitolata al martire Nazario, ubicata più in basso rispetto all’attuale chiesa parrocchiale, di cui troviamo memoria già a partire dall’866; ma è soltanto all’inizio del XVII secolo che questo luogo, nascosto nei boschi delle Cerbaie, vive una nuova stagione, diventando un luogo di culto mariano. Un’immagine su una quercia e una fonte d’acqua danno origine a una storia di fede giunta fino ai nostri giorni. Ma alla storia si è poi sovrapposta una leggenda e la Cellina, nome del piccolo santuario costruito sulla fonte, diventerà il luogo di apparizione della Madonna.